Intervista a CHIARA PAVONI di Fulvio Spagnoli
Fulvio: Devo subito precisare che l’incontro con l'affascinante Chiara è stato originalissimo in tutto e per tutto. Sin dall’orario: ci siamo incontrati alle 16:30. Non ha consumato il solito cappuccino, bensì un caffé shakerato. E, dulcis in fundo, quanto segue, è stato registrato passeggiando tra le magnifiche foto di Tazio Secchiaroli su Macello Mastroianni, esposte dentro la Stazione Termini di Roma, lato via Giolitti. E… scusate se è poco.
Chiara: Nonostante qualcuno, guardando il mercato, prova a sentenziare che da noi è un’arte morta, io, del cinema, voglio sentire quelle energie molto vive, vivaci e produttive: ho desiderio di respirarlo esclusivamente come “arte del movimento”.
…si, è vero! … questo concetto lo ha espresso con un tono di voce da grande sognatrice;
E queste “vitalità” permettono di creare un modo affascinante, di costruire la realtà; ...anzi le vivo come un’esistenza in cui immergersi. Mentre il teatro può evocare la realtà anche con un niente, il cinema ha la straordinaria potenzialità di ricostruire una realtà parallela. Io lo trovo speciale…
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…senza la minima finzione …ma, analizzando il contenuto, mi sto chiedendo in quale fiaba andrebbe collocarla la nostra Chiara…
L’attore è un compito ben diverso da quelle stupidaggini a cui vorrebbero farci abituare i vari reality …ed anche le varie fiction. Personalmente, quando sono su un set, mi sento di svolgere un compito molto importante: vado con la mente al teatro greco e… ancora oggi trovo che il compito dell’attore sia mettere in comunicazione l’umano col divino;
in questo momento ci ferma l’immagine di un sorriso del “divino Marcello”: una breve pausa come per recepirne il contenuto e…
Attraverso la rappresentazione l’attore deve ricreare l’umanità ad un livello superiore che può essere una sovra-Umanità. Non è il ricorrere ad uno dei tanti …“ismi. Certo oggi abbiamo, del divino, una concezione diversa: va interpretato più semplicemente come un “non umano”…
Ora siamo davanti a Marcello assieme a Monica Vitti: entrambi hanno un sorriso, particolare, forse ambiguo; mi chiedo: “non è che anche loro vorrebbero prender parola?”
l’umanità spicciola non ha un livello superiore, una sovra-Umanità. Quindi all’umanità spicciola, realista, non dovrebbe interessare l’arte e tutto ciò che trascende… Si è attori quando nella tua vita c’è una grande solidità di persone, di storie, quando si ha voglia di immergesi in questa…
ora il viso di Chiara è rivolto verso Marcello in modo intenso: ho l’impressione di girare un Twin-shot …e non posso astenermi dal mollare il microfono per fare un click
…si, devo fare una polemica: non si è attori portando sul set il proprio ego, riflettendo il proprio ego in un’infinità di specchi; ma al contrario, si riesce in pieno nel compito quando si disperde se stessi nei personaggi, in un ‘infinità di particelle. E, per riuscirvi, ci vuole una grande umanità, una grande semplicità; è necessario spogliarsi della propria individualità: e non ritenersi il portatore di una individualità così interessante in grado di poter abbracciare un eventuale” altro” e fonderla con la propria.
E qui, involontariamente, ho girato il microfono verso “il Mitico” come per chiedergli “e tu, Marcello, che ne pensi?” …c’è poco da ridere; …anzi no! …l’ho fatto io per primo …come ci si monta la testa con un semplice registratore in mano.
Attori in Italia? …e facciamo la solita polemica, lanciamo il solito sasso, anche se non sarebbe sufficiente neppure un macigno per smuovere un po’ la situazione.
…ebbene: quanto t’ho detto fino ad ora …in Italia non è possibile farlo; da noi, in realtà, per quel tipo di cultura che hanno inculcato alle masse, l’attore deve essere sempre riconoscibile: pettinato e vestito in un certo modo, e…come nei reality
Questo è il dramma: in Italia ci chiedono di essere un personaggio completamente riconoscibile; e ciò, è l’antitesi dell’attore: ricordiamo che nella Grecia “egli” indossava una maschera; quindi non era interessante…
Purtroppo questo funge da fulcro sulle menti delle nuove generazioni di attori, …e non solo. Si insegue il mito della visibilità, che è cosa ben diversa dalla fama: c’è la corsa a farsi vedere in TV anche se in cose penose, anche se in quelle cose da …pomeriggio, in una sorta di “cogito ergo sum”…che triste... e che grande limite
Chiara è ora in estasi su un Mastroianni con cappello da cow-boy …faccio un passo avanti, rimanendo attento di non portare il registratore fuori misura …decido di attendere che torni tra noi, senza disturbarla…
Anche la gente va al teatro quasi esclusivamente a vedere i grossi nomi e non ho capito il perché …forse è per convincersi che quell’immagine della televisione sia vera, esista davvero…
Fare il proprio lavoro con dedizione ed umiltà, con grande passione: questo mi interessa …ed io lo faccio comunque. Mi interessa crescere artisticamente; mi interessa fare delle cose per migliorare come persona e come attrice, che poi è la stessa cosa. Mi disinteresso completamente che ciò si scontra con la realtà di questa icona dell’attore di oggi. Si può essere felici e contenti del proprio lavoro a prescindere dal successo.
Ci siamo fermati perché davanti a noi risono due “cinesine” a godere di un Marcello “con asciugamano”… facciamo compostamente “la fila”, tanto da non sembrare italiani…
Come regista? …si, noi attori abbiamo una serie di vezzi. Per esempio molti vogliono sempre cambiare battute: e ciò rientra in quanto ho detto prima …il voler espandere oltremodo il proprio ego, adattare il personaggio a se stesso invece di sforzarsi a fare il contrario.
Altra immagine stupenda che il buon Tazio ci ha permesso oggi di fruire…
Come attrice mi sono trovata sempre bene con i registi, in particolare in teatro con Valter Manfrè: di lui ricordo una cosa che sento molto vera: non ci sono battute dette in modo giusto o sbagliato: altra conseguenza del proprio io.
L’importante è “trovare” il personaggio. Marlon Brando non imparava a memoria mai i testi, se li faceva sempre suggerire: in realtà le parole dovrebbero scaturire normalmente, come sta accadendo adesso a noi.
Altra religiosa pausa: questa volta c’è anche la Masina (Ginger e Fred)
Per me importante è essere sul set: amo troppo questo lavoro pertanto farei anche l’attrezzista, che poi è un bellissimo attore.
Sia il regista che l’attore hanno la possibilità di creare: il primo materializza una cosa che è scritta, il secondo da un’anima attraverso parole e gesti: io non saprei che cosa scegliere …infatti, nei miei lavori, faccio sia l’attrice che la regista...
Altre immagini incantevoli ci interrompono piacevolmente…
C’era una volta il mondo dei corti …il mondo dei corti è un bel mondo in cui nel senso che è un paese incantato dove molti si avventurano anche senza la minima cognizione di causa: qualcuno con grandissime possibilità e grandissimo talento, per altri è un “adattarsi” …si incontrano anche persone che non hanno la minima voglia di lavorare.
Personalmente ho fatto più di sessanta corti …e son contenta di averli fatti …perché è comunque un modo per imparare. Qualche volta ci si avventura in soggetti che dicono “nei corti non si è pagati”: intanto fallo, impari, conosci persone diverse e poi, non si può mai dire… |